Certosa di M.G. - Il culto dimenticato - Luoghi Fantasma

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Certosa di M.G. - Il culto dimenticato

Luoghi Fantasma > Italia > Piemonte
Provincia: Torino
Tipologia: Monastero
Stato attuale: Buono
Età di edificazione: 1936
Data di abbandono: 1998
Motivo dell’abbandono: Trasferimento ordine monastico
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Non consentita
Torino è una grande città a vocazione industriale, ma conserva ancora in molte zone il fascino della tranquillità di provincia, con zone quasi remote che sono state usate, in passato, come ricovero di spiritualità.
È il caso della certosa di M.G., nascosta nella vegetazione al limite del conosciuto della zona; le foglie secche tappezzano la strada che conduce al suo cospetto. Una volta giunti al termine di questa strada, solo un cancello separa l’ignoto dal conosciuto; un cancello di ferro, aperto e arrugginito, nasconde a fatica, con le sue sbarre di metallo, un complesso molto particolare.
La struttura ha un’età indefinita, pare che sia citata certosa in alcuni scritti sin dal XIV secolo, ma le notizie certe si fanno risalire al II dopoguerra quando le monache certosine occuparono la struttura provenienti dal Castello Motta Turchetti dove vi si erano trasferite dalla Francia nel 1903.
L’esistenza sacra e serena della Certosa si spense nel 1998, quando l’ordine suddetto fu trasferito alla Certosa di Vedana e la struttura fu ceduta all’Istituto Diocesano che, da allora, lo ha abbandonato.
All’interno di questa struttura il tempo si è letteralmente fermato, sembrerebbe di muoversi in una slow motion del tempo che fu, sono ancora intatti i cortili interni, ci sono sparse fra stanze interne e cortili molte statue, le fontane quasi sembra non zampillino da ieri; è poi possibile vedere, attraverso un po’ più di immaginazione, come si svolgesse la vita qui, fra le celle, la canonica e la stanza della preghiera.
Da segnalare, al suo interno, fra le varie opere d’arte, un’opera pittorica in cui è raffigurato Giuseppe Agostino Benedetto Cottolengo, un sacerdote divenuto Santo fondatore della Piccola casa della Divina Provvidenza da cui sono scaturite splendide opere di carità; in più, sempre all’interno della struttura, c’è un dipinto di Michele Baretta.
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Articolo: Fabio Di Bitonto

Foto: Raziel
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