Torre dell'Amorotto - La Torre dimenticata - Luoghi Fantasma

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Torre dell'Amorotto - La Torre dimenticata

Luoghi Fantasma > Italia > Emilia Romagna
Provincia: Reggio Emilia
Tipologia: Fortificazione
Stato attuale: Rudere
Età di edificazione: XI secolo
Accesso: Su sentiero
Modalità di visita: Con restrizioni
La torre dell'Amorotto si trova nel comune di Villa Minozzo (RE), tra le frazioni di Cervarolo e Civago, sull'Appennino reggiano, a circa 1100 metri sul livello del mare.
Si raggiunge percorrendo la SP9 e si vede molto bene dalla strada (anche perchè è esattamente sopra ad un tunnel scavato nei primi anni 60). Da un piccolo parcheggio a lato dell'imboccatura della galleria, si può prendere un sentiero molto semplice che in pochi minuti porta alla torre ed anche ad una palestra di roccia ricavata sulle sponde rocciose della zona. Interessanti sono anche i sentieri che da li raggiungono molte destinazioni, anche verso la zona modenese. La strada, infatti, arrivò soltanto attorno al 1963, e la zona veniva percorsa a piedi o coi muli. La gente di Civago era solita andare al paese di Fontanaluccia, già in provincia di Modena, per prendere la posta e per altre necessità. In quelle zone la strada era arrivata già tempo prima.
Nonostante sia soltanto un rudere (dopo il terremoto del 1920), negli scorsi anni il comune ha provveduto a riconsolidarla e a sistemare il sentiero, munendo di parapetti la base della torre, dal quale si può ammirare un panorama interessante verso il versante modenese (e verso il lago artificiale di Gazzano/Fontanaluccia, creato da una diga e confine tra Reggio e Modena). 
Negli anni dello sviluppo dell'appennino, l'ENEL ha posizionato un traliccio della luce proprio di fianco alla torre, cosa che però non preclude l'aria magica che si può respirare una volta arrivati.

Per quel che riguarda la storia dell'Amorotto, cito quanto scritto dallo storico reggiano Carlo Baja Guarienti, autore del saggio “Il bandito e il governatore, Domenico d'Amorotto e Francesco Guicciardini nell'età delle guerre d'Italia”:
“La Torre dell’Amorotto rappresenta l’ultima traccia visibile del castello delle Scalelle, fortificazione edificata (probabilmente a partire dall’XI secolo) a guardia della Val Dolo e appartenuta nei secoli XIV e XV alle famiglie Dalli e Vallisneri. Le strutture superstiti del castello, già probabilmente abbandonato dalla fine del Medioevo, hanno subito gravi danni strutturali durante il terremoto del 1920.
Il nome della torre è legato alla figura di Domenico d’Amorotto, leader politico e militare attivo nella montagna reggiana nei primi decenni del XVI secolo.
Figlio di un oste del paese di Carpineti, grazie al proprio carisma e alla capacità di destreggiarsi in un equilibrio di poteri estremamente instabile - l’invasione francese del 1494 aveva sgretolato il sistema degli Stati italiani consolidatosi nel corso del Quattrocento - Domenico de’ Bretti (detto Domenico d’Amorotto in quanto figlio di Amorotto de’ Bretti) riuscì a ritagliarsi un ruolo di primo piano nella politica reggiana: avendo fornito aiuto militare a papa Giulio II durante la conquista di Reggio nel 1512, il montanaro arrivò a dialogare con figure del calibro del governatore di Reggio Francesco Guicciardini – che per molti anni tentò di recidere i legami politici occulti stretti da Domenico con i cardinali preposti al governo dello Stato della Chiesa – e del commissario estense in Garfagnana Ludovico Ariosto.
Dopo una carriera sempre giocata sul filo dell’illegalità e segnata da numerose imprese militari temerarie contro i sostenitori dei duchi d’Este, il 5 luglio 1523 Domenico d’Amorotto fu gravemente ferito in battaglia nella montagna modenese; intercettato dai nemici sulla via del ritorno a Carpineti, fu ucciso e smembrato.
Morto l’uomo, sorse la leggenda. La vicenda di Domenico, che per alcuni versi rappresentava le istanze di resistenza delle popolazioni montanare al potere imposto dalla città, si arricchì progressivamente di aneddoti di stampo favolistico e letterario finché – probabilmente durante il revival romantico inaugurato dal dramma di Fridrich Schiller I masnadieri – la figura storica di Domenico de’ Bretti fu quasi sostituita da quella leggendaria del bandito Amorotto, fuorilegge sanguinario ma dotato di un proprio codice d’onore e segnato da un animo tormentato.
Questa figura, protagonista di diverse leggende, è anche al centro di due maggi – forma di teatro cantato diffuso in un’area ristretta dell’Appennino tosco-emiliano – composti nella prima metà del Novecento.”
Com'è ovvio, una torre solitaria come quella è densa di leggende e paure. Si diceva, per esempio, che passando la notte di Natale a mezzanotte nelle vicinanze della torre (il sentiero che si usa ora per salire era un vecchio sentiero normalmente utilizzato) si sarebbe udito qualcuno chiamare per nome. Quel qualcuno era il Diavolo in persona. La persona chiamata, se non si fosse girato, avrebbe trovato alla torre il favoloso tesoro di Amorotto, o una pentola piena d'oro.
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Articolo: Lorenzo Borghi & Carlo Baja Guarienti

Foto: Lorenzo Borghi
Foto storiche: Archivio di Sante Borghi
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