Castelli di Cannero - La leggenda dei piedi pietrificati - Luoghi Fantasma

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Castelli di Cannero - La leggenda dei piedi pietrificati

Luoghi Fantasma > Italia > Piemonte
Provincia: Verbano-Cusio-Ossola
Tipologia: Castello
Stato attuale: Rovine
Età di edificazione: XI-XII secolo
Data di abbandono: XVI-XVII secolo
Accesso: Su imbarcazione
Modalità di visita: Accesso non consentito

I Castelli di Cannero si trovano su degli isolotti nel comune di Cannobio(VB), sul Lago Maggiore; essi sono posti su due dei tre isolotti rocciosi situati di fronte a Cannero Riviera(VB).

Sono un simbolo del lago Maggiore, spesso sono persi nella nebbia, quasi sempre sembrano fluttuare sull’acqua.
Queste fortezze furono costruite attorno al XII secolo e furono dette “Castelli Malpaga”, poi nel XIV secolo furono abitati dai fratelli Mazzardi, cinque in tutto, originari di Ronco, detti anche Mazzarditi, noti anche come “I pirati del lago”.

A quei tempi la tranquillità del luogo era rotta dalla guerra fra Guelfi e Ghibellini, il ducato di Milano non navigava in acque calme ed era impossibilitato a mantenere l’ordine così, ben presto, gli abitanti dovettero fare i conti anche con i Fratelli Mazzardi, i quali, all’inizio del XV secolo, cominciarono a fare scorribande nella zona.

Dapprima si impossessarono del palazzo del pretorio di Cannobio, poi invasero Cannero ed infine s’impossessarono dei castelli dai quali, negli anni successivi, compivano le loro scorribande in tutta la regione, anche con violenza, sino a creare uno stato di terrore da loro governato. 
Tutto ciò andò avanti per oltre dieci anni, in questo tempo i Mazzarditi avevano preso il potere su tutto il litorale facendo il buono e il cattivo tempo, sino a quando, nel 1414 il duca di Milano, tale Filippo Maria Visconti, salito al potere due anni prima, esasperato dalle continue e numerose lamentele da parte degli abitanti della zona, inviò un esercito di 500 uomini, guidato da G.Lonati, affinchè potesse “debellare” questo male che affliggeva il paese e per rimpossessarsi di una zona che quasi più non era sua.

Proprio in questa occasione La Malpaga dopo un breve assedio e dopo aver messo alla fame i Mazzarditi, fu rasa al suolo e i fratelli furono mandati all’esilio per quindici anni, dopodiché furono riammessi nel borgo.

Nel 1519 Ludovico Borromeo fece costruire la Rocca “Vitaliana” in onore della famiglia capostipite dei Borromeo, ma dopo la sua morte questa rocca fu progressivamente abbandonata.

Il luogo nel corso dei secoli non ha avuto una felice sorte, in quanto è stato il rifugio di ogni sorta di persona, dai pescatori ai contrabbandieri, fino ad una banda di falsari.
La rocca ha ricevuto numerose proposte di restauro a fini turistici negli ultimi anni.
Ci sono numerose leggende che girano attorno a questi isolotti:
la prima, come altre, prende spunto proprio dai fratelli Mazzardi; la leggenda narra che i Mazzarditi, dopo la sconfitta, siano stati gettati nel lago con un sasso al collo e che siano annegati.

Un’altra leggenda racconta che i Mazzarditi, non volendo consegnare i loro tesori al Duca, li abbiano gettati nel lago e che quindi il lago celi le loro ricchezze.
Ancora, pare che nelle giornate di nebbia fitta, attorno agli isolotti, si possa intravedere un piccolo veliero che, con la sua presenza, rivendichi i luoghi e le ricchezze di un tempo.

C’è poi la leggenda dei “piedi pietrificati”:

tutto iniziò quando i Mazzarditi, in un momento di forte monotonia dovuto al continuo saccheggio di villaggi e barche, decisero di alzare la posta, pertanto programmarono di depredare una maestosa villa che fino a quel momento era loro sfuggita e organizzarono un vero e proprio rapimento ad opera del nipote del propirietario della villa, per educarlo e dirigerlo alla strada del brigantaggio e della pirateria a mo' di erede.

La leggenda racconta che non appena uno dei fratelli si fu avvicinato al piccolo che era a piedi del letto a dire le preghiere della sera per la madre defunta e per il padre lontano, proprio in quell’istante preciso, i piedi dell’uomo si pietrificarono, terrorizzando gli altri fratelli che fuggirono via.
Di seguito uno scritto di L. Boniforti.

ISOLOTTI E CASTELLI DI CANNERO.

[...] non ostante che qui la natura facendo ultima prova di mostrarsi vieppiù arridente e bella, sembri che n’inviti con più d’amore a congioire con lei ed emularla nella perseveranza del bene, qui una ladra e feroce sgheldra d’uomini nequitosissimi poneva un tempo sua stanza e lasciavane tristissime memorie di oscene carnificine, di audaci piraterie e d’ogni maniera scelleratezze. Cinque figliuoli di un macellaio di Ronco presso Cannobio, per nome Mazzardi, venuti in possanza per male opere di ladroneggi e di faziose pugne, strinsero fra loro un’infame lega, e fatti erigere due forti castelli sugli Castelli cannero_00001sporgenti massi di quello scabroso prolungamento subacqueo, che dal vicin promontorio di Cannero si dilunga a circa 250 metri nel mezzo delle acque, dentro vi si chiusero e rinforzarono di armi e sherani.

Ciò accadeva nel 1403. Ad uno dei due fortificati castelli diedero nome di forte Malpaga; e di là i Mazzarditi dominarono per undici anni, pirateggiando il lago, mettendo a ferro e fuoco le vicine terre, rapinando le più gentili donzelle, e facendo prigioni i più aginti e distinti cittadini, sui quali ponevano poi di grossi ricatti; e tanto sgomento diffusero intorno, e tanto seppero adoprare di audacia e prepotere, che tutto il borgo di Cannobio e le vicine popolazioni in breve si ebbero soggiogato.

Ripetute prove eransi inutilmente tentate da’ riverani per iscuotere il giogo di cosiffatta tirannia; e da questa appena bastò a francarneli con sue forze il duca Filippo Maria Visconti. Mosso egli finalmente al grido de’miseri, ordinò in loro soccorso un’armata spedizione di 400 uomini; ma la poderosa flottiglia, disperando di espugnare d’assalto i due castelli, vi pose lungo assedio, e appena in capo a due anni le riusciva di costringerli per fame alla resa.(1)
Posteriormente nel 1549 il conte Lodovico Borromeo, signore di Cannobio, sulle ruine del forte Malpaga faceva erigere un’altra ben munita e nell’interne elegantissima rocca, cui diè nome Vitaliana, aperta agli amici e contro a’ nemici impavida.
E indarno il capitano Anchise Visconti, governatore del Lago Maggiore a nome del duca Francesco Sforza, con apparato di forze considerevoli posto aveale assedio nel 1523: la rocca gagliardamente si difese per lunga stagione, così che gli assalitori costretti furono di abbandonare l’impresa.
Da quel tempo il formidabile isolotto e gli squallidi avanzi de’ suoi torriti castelli, che fanno si malinconioso contrasto col purissimo specchio dell’onda, colla festante verdezza e le carezzevoli profumate aure delle adiacenti colline, furono incontrastata proprietà della famiglia Borromeo, che alle ingiurie del tempo abbandonolli in preda. Ed ivi solo oggidì i notturni augelli vi nidificano per entro le informi macerie, e dai viluppi delle felci e degli irsuti cardi n’escono all’estivo sole la tarda chiocciola e la squamosa verdognola lucerta.
Alle spalle di Cannero per ripide stradicciuole, in distanza di circa un’ora e mezzo, trovasi il comune di Trarego.

(1) Da un processo di testimonii per causa vertente innanzi al Commissariato di Arona nel 1459, citato dal mss. di Giovanni Francesco del Sasso, apparisce che i famigerati predoni siensi arresi salva la vita: ma altri cronachisti, fra cui il Merula, affermano che, avvinto al collo di ognuno di loro un aspro macigno, vennero tutti affogati nel lago, e si avuto avrebbero atroce fine pari alla crimnosa vita.

Un rapimento di nobile donna, consumato nei castelli di Cannero dai Mazzarditi, pose tema a Giuseppe Tornielli di una sua forbita leggenda, che pubblicavasi nelle appendici della Gazzetta Piemontese, in marzo 1852.

Fonti bibliografiche:

L. Boniforti, Il Lago Maggiore e Dintorni, Corografia e Guida, Torino e Milano s.d. (ma 1858), pp. 150-152.
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Articolo: Fabio Di Bitonto

Foto: Fabio Di Bitonto


Foto storica: Giancarlo Moroni da ebay
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