Hotel Eremo - Ad un passo dall'inferno - Luoghi Fantasma

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Hotel Eremo - Ad un passo dall'inferno

Luoghi Fantasma > Italia > Campania
Provincia: Napoli
Tipologia: Albergo
Stato attuale: Struttura conservata
Età di edificazione: 1902
Data di abbandono: Anni ‘90
Motivo dell’abbandono: Chiusura ferrovia
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Libera con restrizioni
L’hotel Eremo si trova sulle pendici del Vesuvio, a ridosso dell’Osservatorio Vesuviano, di fianco alla Cappella del Salvatore, a circa 400 metri di altitudine, protetto dal vulcano dal Colle Umberto.
Prima che fosse costruito l’hotel, in questo luogo, si dice ci fosse la locanda di un eremita addossata alla chiesetta che cucinava ed offriva frittate e Lacryma Christi ai turisti che si avventuravano sul Vesuvio e si crede che il nome "Eremo" possa derivare da questa storia.
L’hotel fu fatto costruire nel 1902 da John Mason Cook, che era un imprenditore molto particolare conosciuto per aver ideato e attuato la ferrovia che collegava Napoli ed il Vesuvio.
L’hotel era essenziale all’attività economica della Ferrovia, poiché invogliava anche coloro i quali non potevano permettersi sforzi fisici prolungati di visitare il Vesuvio e non solo, poiché la posizione e la vista erano così belle che valeva la pena soggiornarvi anche solo per quello.
L’hotel era in una posizione privilegiata per molti motivi: innanzitutto era a metà strada fra Napoli e Sorrento, due importanti mete turistiche dell’inizio del novecento, poi dalla sua terrazza è possibile vedere l’intero golfo, da Capri a Monte di Procida, le isole e le grandi città Vesuviane ai suoi piedi, si trovava in prossimità della stazione ferroviaria; era poi un punto di ristoro per i visitatori del Grand Tour al Vesuvio.
L’albergo era dotato di trentadue camere, i vecchi listini riportano i prezzi:
20 lire a notte, la colazione costava 4 lire, il pranzo 20 lire, la cena 24 lire.
L’eruzione del 1944 danneggiò gravemente la linea ferroviaria cui faceva da corredo l’albergo, così, dopo varie cessioni ad enti e poi a privati, l’albergo divenne dapprima un covo per amori clandestini e fu, successivamente, consegnato al suo destino di abbandono.
All’albergo si accede facilmente dalla strada, anzi, si entra con tutta l’auto poiché il cancello è aperto; la prima immagine che si incontra è quella di un Cristo a braccia aperte che accoglie e sarà una delle poche cose intere che si incontreranno.

La visita sarà molto rapida, poiché è uno splendido posto, ma purtroppo mal frequentato, pertanto si preferisce esser fuori il prima possibile, soprattutto perché il giorno della visita è un giorno in cui il Vesuvio è molto affollato a causa di una splendida giornata e di una nevicata sino a bassa quota che ha attirato tante persone.
I locali sono fatiscenti e devastati, molte sono le scritte sui muri, i vetri sono rotti, sono stati appiccati anche alcuni incendi; salendo al I piano si trovano ampi spazi, forse saloni da pranzo o da ballo, che danno sulla splendida terrazza dal panorama unico.
Ci sono molti buchi nel pavimento che sono pericolosi, danno direttamente al piano di sotto; la scalinata è priva di ringhiera e le scale non sono nelle migliori condizioni possibili.
Dal primo piano c’è anche il secondo accesso, quello dalla stradina alle spalle dell’albergo.
Al piano II ci sono le stanze, tutte devastate dai vandali, in alcune ci sono ancora i servizi ed il letto, in altre non c’è più nulla; Le stanze sono dotate di bagno, anzi, di un minuscolo bagno, e la grandezza complessiva del locale varia da stanza a stanza. Alcune sono essenziali, altre molto grandi, in alcune c’è la moquette, in altre delle belle piastrelle con curiosi disegni.
La visita lampo non ci permette di far caso a troppe cose, inoltre l’arrivo di altre auto nel piazzale non ci fa stare tranquilli. Ci sono segni di pseudo sedute spiritiche ovunque, con candele, croci rovesciate e scritte varie, ma sembrano più delle scritte fatte da ragazzini per sentirsi grandi piuttosto che reali frutti di riti satanici.
Il complesso appartenne a tale Mario De Gregorio, il quale si rifiutò, pare, di vendere il complesso a gente molto facoltosa consegnando però, di fatto, l’hotel alla rovina. Di recente si vocifera di una riconversione della struttura ad ostello della gioventù, ma le antenne poste proprio di fianco credo intacchino la salubrità del luogo, quindi, è possibile che l’abbandono e l’oblio continuino a regnare ancora per molto tempo.
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Articolo: Fabio Di Bitonto

Foto: Fabio Di Bitonto
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