Il Carcere di Santo Stefano - Detenuti, sentinelle e filosofia - Luoghi Fantasma

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Il Carcere di Santo Stefano - Detenuti, sentinelle e filosofia

Luoghi Fantasma > Italia > Lazio
Provincia: Latina
Tipologia: Carcere
Stato attuale: Discreto
Periodo edificazione: 1795
Periodo abbandono: 1965
Motivo abbandono: Chiusura carcere
Accesso: Su barca
Modalità di visita: Con restrizioni
Il carcere di Santo Stefano è un vecchio carcere in disuso con una struttura architettonica particolare.
Fu costruito nel 1795 sull’isolotto di Santo Stefano, appartenente alle isole Pontine; attualmente il complesso appartiene ad un’oasi naturale ed è una delle tante splendide strutture lasciate dal governo del Regno delle Due Sicilie.
Il carcere in questione fu uno dei primi edificati attraverso un concetto filosofico detto del “Panopticon”, teoria di Jeremy Bentham, un filosofo inglese che riteneva fosse possibile ottenere il dominio di una mente sopra un’altra mente tramite una adeguata struttura architettonica. Queste erano le sue parole, ma in pratica la struttura era costruita con un semicerchio, dove erano poste le celle e, in un corpo centrale al semicerchio, c’era una sorta di torretta, dove vi era un unico sorvegliante. La teoria si basava sul fatto che nessuno dei detenuti potesse sapere se fosse o meno sorvegliato, ciò avrebbe portato il detenuto, secondo la teoria di Bentham, a non fare del male poiché non cosciente di essere o meno osservato.
Lo stesso carcere fu, nel 1860, protagonista dell’effimera Repubblica di Santo Stefano, fondata dai camorristi detenuti all’interno della struttura, durante una violenta rivolta andata a buon fine a causa dell’invasione del Regno delle Due Sicilie in atto, che fece richiamare le forze dell’ordine dall’isola sulla terraferma.
Il carcere fu realizzato dal maggiore del Genio Civile Antonio Winspeare su ordine di Ferdinando I e su opera dell’architetto Francesco Carpi con lo scopo di separare i camorristi influenti e potenti dal resto della società.
Altri dettagli particolari della struttura sono che la struttura del carcere e quindi a “Panopticon” è la stessa del Reale Teatro di San Carlo a Napoli, solo che nel teatro è invertita.
Inoltre, una struttura a semicerchio di questo tipo, ha un’acustica perfetta, infatti, dalla torretta centrale di osservazione, il prete che diceva messa, era perfettamente sentito da ogni singolo detenuto senza il bisogno di un’amplificazione. Ciò, però, comportava anche che dal corpo centrale fosse possibile, per le guardie, ascoltare i detenuti che parlavano.
Il carcere fu protagonista di numerose rivolte ed accolse numerosi personaggi di rilievo, non solo camorristi, tra i quali i fomentatori delle rivolte del 1799 e del 1848.
Il carcere mantenne il suo ruolo anche quando il Regno fu invaso dai Sabaudi con l’incarceramento dei capi Briganti ed alcuni anarchici, come Gaetano Bresci, assassino del Re Umberto I di Savoia.
Durante il fascismo il carcere divenne luogo di detenzione per i dissidenti politici e solo al termine del secondo conflitto mondiale, il carcere prese ad essere un luogo per delinquenti comuni.
Il carcere terminò la sua vita nel 1965 e da allora ha iniziato il suo declino. La vergogna è che non solo è una splendida struttura ma che sia anche l’unico esempio in Italia di Panopticon.
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Articolo: Fabio Di Bitonto

Foto: Daniela Daniele
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