Castelpoto - L'orologio si è fermato - Paesi Fantasma

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Castelpoto - L'orologio si è fermato

Paesi Fantasma > Italia > Campania
Provincia: Benevento
Tipologia: Borgo arroccato
Stato attuale: Semi - abbandonato
Periodo edificazione: VIII secolo
Periodo abbandono: 1980
Motivo abbandono: Sismi
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Con restrizioni
Castelpoto è un caratteristico borgo nella provincia di Benevento il cui centro storico è abbandonato.
L’etimologia del toponimo ha parecchie origini possibili; quella più probabile pare derivi da Potone, un duca longobardo nipote del principe Radelchi di Benevento vissuto nel IX secolo.
Un’altra storia vorrebbe che il nome derivi da un altro Potone, un omonimo del precedente, venuto in possesso del castello per uno scambio di favori “sporchi”  ai danni di uno dei discendenti dei Radelchi di Benevento.
Vi sono altre storie sull’origine del nome di questo paese, talune derivanti dalla posizione strategica, altre da antiche iscrizioni.
Le origini di Castelpoto sembrano derivare dall’epoca romana, o addirittura da quella etrusca,  sicuramente ha una storia millenaria.

Le tracce romane visibili nelle vicinanze del paese consistono in antiche rovine e ponti sui torrenti; mentre quelle etrusche sono testimoniate da ritrovamenti di antichi manufatti in zona che, però, non collocano il borgo temporalmente all'epoca degli etruschi.
La nascita del borgo attuale pare derivi dalla dominazione longobarda, indizio che ci è dato dalla conformazione urbana dell’intero paese, e datato quindi intorno al VII-VIII secolo.

Il massimo splendore fu raggiunto in epoca normanna, quando divenne un importantissimo avamposto di frontiera grazie alla sua vicinanza con Benevento.
Anche Castelpoto fu colpita dalle epidemie che nel tempo hanno interessato queste zone, infatti, nel 1656, una grave epidemia di peste colpì il paese e lo fece spopolare; il paese inizialmente contava circa una settantina di famiglie che, nel 1670, furono ridotte a 40; stessa sorte toccò a Benevento che passò dai 18000 abitanti iniziali ad appena 4000.
Nel 1688 un forte terremoto colpì il Sannio e in tutto il circondario si contarono circa 7000 morti, il sisma avvenne proprio quando la zona si era appena ripresa dalla peste.

Castelpoto fu fortemente danneggiata dal sisma, morirono circa 30 persone.
In seguito a tali sciagure, Castelpoto iniziò a perdere l’importanza che era riuscita a guadagnarsi nei secoli e, nel XIX secolo, tale decremento fu testimoniato dalla perdita dello status di Università autonoma e fu aggregata al circondario di Montefusco.
Le condizioni economico-sociali nel paese non erano buone, per questo motivo ci furono alcune rivolte verso lo Stato che furono sedate con la violenza dai Borbone; nel 1837 scoppiò un’epidemia di colera in tutto il Regno di Napoli e Castelpoto fu colpita perdendo oltre 150 abitanti.

Il borgo ha partecipato attivamente alla resistenza contro i piemontesi durante l’invasione savoiarda del Regno delle Due Sicilie e, nello stesso periodo, la popolazione del borgo contava circa 1500 abitanti che tesero ad aumentare sino a 1800 verso la fine del secolo.
È proprio alla fine del secolo, nel 1891, che si scatenò un’altra epidemia di colera che fermò l’incremento demografico che stava caratterizzando Castelpoto. Dopo quasi due decenni ebbe inizio la prima guerra mondiale che costò al borgo 24 uomini e dopo circa 25 anni, ebbe inizio il secondo conflitto mondiale che privò il paese di un numero imprecisato di uomini, comprese tre bambine morte per un bombardamento.
La seconda guerra mondiale richiedeva persone di valore e Castelpoto non si tirò indietro; il borgo divenne un crocevia importante per il contrabbando di ogni genere (anche di prime necessità) e fu anche fra i borghi più generosi quando si raccolsero fondi per i più disagiati.
La vita di Castelpoto è scorsa tranquilla nel secondo dopoguerra sino all’anno 1962, quando un sisma di 6.2 Richter colpì la zona e consegnò parte del borgo alla rovina; la ricostruzione iniziò e si fermò; poi proseguì a singhiozzo sino al termine ma per risultare vana, poiché il terremoto del 1980 condannò definitivamente il centro storico lasciandolo a noi così come oggi possiamo ancora ammirarlo.
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Articolo: Fabio Di Bitonto

Foto: Fabio Di Bitonto
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