Pripyat - Il disastro di Chernobyl - Paesi Fantasma

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Pripyat - Il disastro di Chernobyl

Paesi Fantasma > Mondo > Ucraina
Distretto: Kiev
Tipologia: Città
Stato attuale: Buono
Età di edificazione: 1970
Data di abbandono: 1986
Motivo dell’abbandono: Disastro Nucleare
Accesso: Su strada
Modalità di visita: Con permessi
Mentre il progresso faceva capolino nell’ex URSS, l’esigenza di nuove costruzioni per erogazione di energia elettrica si faceva sempre più pressante. Così, negli anni ’70, si ampliavano e costruivano centrali nucleari in tutta l’unione; una di queste fu quella di Chernobyl, dalla quale nacque una nuova cittadina, Pripyat, chiamata così per l’omonimo fiume che scorre nel suo territorio.
Era il 4 febbraio del 1970, ubicata a soli 3 km dalla centrale omonima, e nacque per fare fronte all’esigenza di ospitare i lavoratori della centrale stessa assieme alle loro famiglie.
La città fu inaugurata in pompa magna nel 1979 ed ebbe uno sviluppo vertiginoso, in poco più di cinque anni la popolazione crebbe ed arrivò al numero di quasi 50.000 unità.
La città si presentava nel tipico stile architettonico sovietico, con palazzoni privi di qualsivoglia abbellimento ma dotata di tutti i comfort possibili, dalle scuole primarie, secondarie, sino a quelle professionali, il Palazzo della cultura, alberghi, il cinema, palestre, l’ospedale, piscine, un parco e stadi.

La città era ovviamente collegata con altri importanti centri della zona attraverso una rete ferroviaria ed un’autostazione che servivano anche un piccolo centro industriale sorto ai margini della zona urbanizzata.
Il Luna Park, costruito come centro di ritrovo e di divertimento, è successivamente divenuto l’emblema ed il simbolo di una città morta a cui non appartengono più nemmeno i suoi fantasmi, sfuggiti chissà dove dalle radiazioni.
Il Luna Park non fu mai inaugurato, poiché la sciagura di Chernobyl la colpì prima della sua apertura.

La triste e celeberrima data, quella del 26 aprile del 1986, rievoca in chiunque avesse un’età sufficiente, brividi e paura, fu la data in cui l’intera Europa entrò nel terrore, il terrore del fantasma nucleare che l’avviluppo per molto tempo e che ancora oggi stenta ad andare via.
Il reattore numero 4 della centrale di Chernobyl esplose proprio quella notte, provocando una perdita di radiazioni che ancora oggi non è stata colmata.
L’esplosione provocò la morte immediata di circa trenta operai e la nube radioattiva si espanse, nell’arco di pochi giorni, su buona parte dell’Europa.

Le conseguenze di tale avvenimento furono molte, ovviamente l’intera zona fu vittima di piogge radioattive che causarono danni a qualsiasi essere vivente e intaccarono l’intera catena alimentare; in quei giorni, mentre la perdita continuava incessante, i cittadini e gli animali di un’estesa area avrebbero acquisito gli effetti di quelle che poi sarebbero state le conseguenze della loro morte con tumori di vario genere.
Solo il 10 maggio del medesimo anno la fuga radioattiva fu arrestata, ma quando oramai era troppo tardi.
Nonostante i protocolli di emergenza furono attivati nell’arco di 36 h, ci fu ben poco da fare; la cittadina di Pripyat fu evacuata ma con la falsa notizia che, non appena il tutto fosse rientrato, essi sarebbero potuti rientrate nelle proprie case.
Ciò provocò lo spettrale panorama che noi tutto possiamo ammirare dagli impavidi fotografi che ivi si sono recati, con tutte le cose appartenenti agli ex abitanti ancora lì, intoccabili perché contaminate dalle radiazioni.
Il periodo di decadimento radioattivo sufficiente perché il tutto possa tornare alla normalità, però, è di circa 600 anni e non qualche giorno come fu promesso loro.
Attualmente, la cittadina di Pripyat è ancora inaccessibile per le radiazioni ma anche per restrizioni imposte dal governo, poiché fa parte della cosiddetta zona di alienazione o esclusione, ovvero un’area con un raggio di 30km dal centro di emissione delle radiazioni poiché è la zona in cui si riscontra la maggiore concentrazione di radiazioni.
I fotografi ed altre persone che sono entrate lo hanno fatto attraverso dei permessi speciali rilasciati dal governo poiché le radiazioni sono diminuite sensibilmente, ma l’esposizione, anche con tute protettive, può svolgersi in un tempo abbastanza ristretto e prevede comunque una doccia decontaminante al termine.
La città offre ancora scorci incontaminati, altrove, purtroppo, nonostante i rischi per la salute, lo sciacallaggio ha avuto luogo, mentre gli alberi crescono rigogliosi per la città e le piante iniziano a ricoprire gli edifici; gli anni passano per tutte le strutture e queste si stanno disgregando sotto gli occhi delle piante e degli alberi, unici ad osservarli e unici esseri viventi a far loro compagnia assieme a qualche sparuto animale di passaggio.

Un effetto molto particolare avvenuto in seguito alla contaminazione della regione è quello che riguarda una foresta di pini in una delle zone più contaminate: la cosiddetta “Foresta Rossa”.
Questa foresta, composta da pini, ha avuto come effetto delle radiazioni il cambiamento del colore degli aghi divenuti da verde a rosso, un effetto molto particolare che però non è più visibile, poiché gli alberi sono tutti morti e la zona è stata ripulita. In seguito a ciò la natura ha ripreso i suoi spazi e oggi è uno dei centri con maggiore biodiversità della zona, nonostante la forte componente radioattiva presente.

Il fascino che questa città suscita nelle persone è enorme, chi non ha vissuto il dramma ha ovviamente una grande attrattiva per la città al punto da stimolare la mente a produrre libri, video di vario genere e, addirittura l’ambientazione per videogiochi. Uno dei capitoli del celeberrimo Callo of Duty è stato ambientato proprio qui.
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Articolo: Fabio Di Bitonto

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