Buonanotte - La storia del castello di Malanotte - Paesi Fantasma

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Buonanotte - La storia del castello di Malanotte

Paesi Fantasma > Italia > Abruzzo
Provincia: Chieti
Tipologia: Borgo Castellare
Stato attuale: Discretamente conservato
Periodo edificazione: XII secolo
Periodo abbandono: XX secolo
Motivo abbandono: Frana
Accesso: Su strada sterrata
Modalità di visita: Non consentita
Buonanotte Vecchio è un borgo medievale che ha avuto origine intorno al XII secolo.
Il suo nome, inizialmente, non era quello di Buonanotte, e, nonostante nel tempo siano stati affiancati più toponimi, quello più accreditato, inizialmente, pare fosse Malanotte.
Col tempo, un po’ per scaramanzia, un po’ per quel cambio naturale che alcuni toponimi subiscono, il nome divenne Buonanotte.

Una leggenda vuole che l’origine del toponimo “Malanotte” derivasse dal fatto che, conclusasi una guerra locale, gli abitanti di Malanotte avessero perso.
Il prezzo da pagare per questa sconfitta pare fosse la cessione, per una notte, delle mogli ai vincitori.
Da quest’avvenimento in poi, il borgo, per gli abitanti sconfitti, fu Malanotte, mentre, per i goliardi vincitori, fu Buonanotte.
Taluni, invece, adducono a tale toponimo un’origine ben diversa:
un giorno, un Reale che era in quelle zone di passaggio, decise di fermarsi al castello a causa di una bufera; una volta fermatosi nel castello, decise di chiamarlo Castello di Malanotte, vista la bufera che lo aveva costretto a fermarsi. In una bellissima giornata estiva, invece, lo stesso Re decise di farvi ritorno e, costatando la bellezza e la tranquillità di quei luoghi, decise di ribattezzare il castello come Buonanotte e non più Malanotte.

Il borgo fu feudo e passò di mano in mano nel corso del tempo: nel XV sec. Fu feudo di Antonio Caldora, poi fu della famiglia Annecchino. Successivamente passò ai Ricci di Lanciano e, nel XVII sec, risulta appartenere a tale Marino Caracciolo. In seguito ci sono state altre cessioni e acquisti sino al 1757, quando il borgo apparteneva, seppur alla lontana, agli eredi dei Medici di Firenze.
L’evoluzione demografica di questo paese è stata ricostruita nel tempo, grazie ad alcuni documenti ritrovati:
  • 1447 – 7 famiglie
  • 1532 – 21 famiglie
  • 1535 – 25 famiglie
  • 1561 – 34 famiglie
  • 1595 – 17 famiglie
  • 1671 – 17 famiglie
  • 1732 – 17 famiglie
Il toponimo di Buonanotte fu tenuto dal borgo sino al 1969, quando si decise di sostituirlo con Montebello sul Sangro. Il motivo è presto detto, gli abitanti erano stanchi di essere derisi ogni qualvolta nominavano il loro paese.
L’attuale Montebello è divisa in due nuclei distinti: il primo è il vecchio borgo, il secondo è un nuovo paese.

Il vecchio paese è adagiato sul crinale del Monte Vecchio, gode di un ottima vista sulla valle e sul fiume Sangro.
A Buonanotte, al borgo abbandonato, si è interessato Daniele Kihlgren, imprenditore Italo - svedese discendente da una delle famiglie più ricche di Svezia, che l’ha acquistato.
Kihlgren è famoso per essere l’uomo che salva i borghi abbandonati, ha già acquistato Santo Stefano di Sessanio (AQ), ha avuto in gestione parte dei famosi “sassi” di Matera, ha acquistato anche Martese (TE), Rocchetta Alta (IS), Frattura Vecchia (AQ) e Rocca Calascio (AQ) e ne fa alberghi diffusi.

Su Buonanotte c’è un interessante articolo di Orlando Volpe, sulla sua visita, seppur datata, al paese:
Qualche tempo fa, ho deciso di andare a farmi un giro in moto per raggiungere Buonanotte, un paesino dell’alto Sangro, al quale hanno cambiato il nome in Montebello, con grosso rammarico da parte di quelli come me che dove possibile nei nomi leggono anche suggestioni e bellezza.
Sapevo che l’ideatore del progetto di Santo Stefano di Sessanio, il signor Daniele Kilgren, aveva poggiato gli occhi su Buonanotte per trasformarla in un “albergo diffuso” come ha fatto nello stupendo borgo mediceo dell’aquilano.
Dalla realizzazione del restauro, nel giro di pochi anni, Santo Stefano di Sessanio ha visto incrementare il proprio turismo da percentuali irrilevanti a numeri che fanno impallidire.
Un paesino che stava rischiando l’abbandono è resuscitato per l’intervento di un imprenditore illuminato: il signor Daniele Kilgren per l’appunto.
Raggiunto il paesino che non avevo mai visitato prima, ho capito perché gli occhi dell’illuminato si erano poggiati su Buonanotte.
La sua zona più antica e alta è completamente abbandonata e diroccata e si affaccia sulla valle del Sangro con un panorama che incanta.
L’accesso all’intera area è interdetto perché a rischio di crolli.
Ma ero andato per vedere e quindi senza troppa fatica mi sono introdotto nel borgo antico.
Ritrovandomi, nel giro di pochi istanti, a provare un’emozione fortissima quando ho capito cosa potrebbe diventare se Kilgren continuasse ad usare la sua bacchetta magica.
Non ero andato lì con innocenza.
Ero andato lì perché sotto gli occhi del futuribile turista di Buonanotte da qui a qualche mese potrebbe sorgere (nell’ambito di un progetto più che avviato solo in attesa della VIA della Regione Abruzzo) un’impressionante raffineria di gas noto come progetto Colle Santo ad opera della Forest Oil.
Parlando con un abitante del paesino ho scoperto che il signor Daniele Kilgren aveva già acquistato gli immobili del borgo antico, aveva cominciato i lavori, che successivamente, a detta del mio affabile interlocutore, ben consapevole delle conseguenze positive della bacchetta magica dell’illuminato, sono stati inspiegabilmente interrotti.
Ero andato per toccare con mano, se di esempi da noi mancano, il totale livello di imbarbarimento dei nostri amministratori e delle nostre classi dirigenti.
Non so e non posso sapere perché il signor Daniele Kilgren ha interrotto i lavori ma se uno più uno fa due posso almeno supporre che forse il suo meraviglioso progetto è in leggero contrasto con l’altro, appena un po’ meno conservativo, appena un po’ più invasivo, appena un po’ più scellerato, appena un po’ più criminale.
Caro Paolo Primavera, perché non prende esempio dal signor Daniele Kilgren, indirizzando i “suoi” imprenditori verso uno sviluppo contraddistinto da un minimo di onestà intellettuale, piuttosto che organizzare demoniache cordate per sbloccare a vantaggio delle vostre tasche gli iter delle concessioni di ricerca e di coltivazione di idrocarburi?
Caro Gianni Chiodi, cosa decide per noi, l’inizio di un percorso che contempli l’opportunità di uno sviluppo compatibile con la nostra storia e coerente con l’unica enorme ricchezza di cui disponiamo in Abruzzo, LA NATURA, oppure, per noi, ha decretato l’inizio di un calvario che ci vedrà trasformati a titolo definitivo in cittadini di serie B, attraverso il depauperamento dell’unica ricchezza di cui disponiamo e per cui ci invidiano in tutto il mondo?
Non si può stare col piede in due scarpe: o siamo DISTRETTO MINERARIO o siamo REGIONE VERDE D’EUROPA!
Orlando Volpe
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Articolo: Fabio Di Bitonto

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